PENSIONI
La rivalutazione delle pensioni
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Il reddito della pensione è stabilito in base a una precisa formula di calcolo (contributivo, misto o retributivo, a seconda del momento di ingresso nel mercato del lavoro) che, in linea teorica, lo definisce una volta per tutte.

Per far fronte ai processi inflazionistici, e dunque, proteggere il potere d’acquisto del pensionato, è stato introdotto il meccanismo della cosiddetta “perequazione automatica”.

Sarà l’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati a stabilire il valore di riferimento per la stima dell’aumento da applicare, calcolato dapprima in forma di indice provvisorio e, in seguito, in via definitiva come indice da conguagliare a inizio anno. 
Alla fine di ogni anno, è emanato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze un decreto che fissa “in via previsionale” la variazione percentuale che dovrà essere applicata ai trattamenti pensionistici mensili dell’anno successivo, tale valore sarà poi sostituito, a fine anno, da un indice di variazione definitiva, sulla base del quale sarà effettuato un conguaglio che appiani le differenze tra la stima iniziale e il valore poi effettivamente riscontrato.
 
 Il conguaglio potrà essere:

- positivo: nel caso in cui la variazione definitiva sia risultata superiore a quella previsionale, la differenza sarà corrisposta in aggiunta alla pensione,

- negativo: se la variazione definitiva dovesse risultare inferiore a quella previsionale, l’importo verrà, quindi, sottratto alla pensione,

- nullo: nel caso in cui la variazione definitiva si riveli identica a quella previsionale.

Da qui l’attenzione dei media e dei pensionati per l’importo della pensione del mese di gennaio in cui troviamo sia l’eventuale conguaglio relativo all’anno precedente sia eventuali aumenti rispetto all’indice previsionale stimato per l’anno in corso.

Ad esempio, per l’anno 2022, l’aumento di perequazione automatica attribuito in via provvisoria nella misura dell’1,7%, è stato stabilito in via definitiva nella misura dell’1,9%.
 
Il meccanismo di calcolo è stato riconquistato dai sindacati dei pensionati durante il 2022 con il governo Draghi, dopo anni di mobilitazioni, e definisce una rivalutazione del 100% per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, del 90% da quattro a cinque volte e del 75% per quelle superiori a cinque volte.
Per effetto di questo meccanismo e di un indice d’inflazione stabilito al 7,3% dall’Istat, le pensioni aumenteranno fino ad avere quasi una mensilità in più all’anno.  
Quindi, per quanto riguarda il 2023, il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha stabilito un indice provvisorio pari al 7,3%, salvo conguaglio da effettuarsi poi in sede di perequazione per l’anno successivo.